Prospettografi di George Adams

Da Invenzioni.

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Indice

Inventore

George Adams Jr. (1750-1795)


Periodo Storico

1791


Descrizione

Due strumenti per il disegno prospettico ideati da George Adams, costruttore inglese di strumenti matematici. Secondo Adams, la particolarità dei due strumenti consiste nel fatto che “l’oggetto è tracciato su un piano orizzontale, e la matita (B) può essere mossa in ogni direzione, sia curva che retta, con la massima libertà.” In altre parole, a differenza degli apparecchi meccanici che li hanno preceduti (a partire dal prospettografo del Cigoli, entrambi gli strumenti ideati da Adams consentirebbero di tracciare direttamente il disegno del contorno, semplicemente muovendo la matita che a sua volta muove il cursore (traguardo) con cui si misura l’oggetto o la veduta. I due prospettografi di Adams non si rivelano tuttavia così validi come affermato dal loro costruttore. Il primo problema è legato alla diversa robustezza dei due complessi meccanismi usati per muovere simultaneamente la matita e il traguardo: per spostare verticalmente il traguardo nel primo apparecchio (fig. 1, tav. XXXII), Adams utilizza un cavo, due pulegge, una molla e due ‘pantografi’ fissati ad angoli retti. Per spostarlo orizzontalmente impiega invece soltanto quattro rotelle, inserite nell’incavo dell’asta a supporto dello strumento. Le due rotelle accanto alla matita e sotto il ‘pantografo’ orizzontale possono essere mosse in ogni direzione e contribuiscono a mantenere stabile e costante il meccanismo, indipendentemente dalla direzione in cui viene mosso durante il disegno. La rotella più grande in fondo allo strumento si aziona solo quando il meccanismo viene spostato lateralmente. Nonostante la diversa soluzione meccanica, anche il secondo dispositivo di Adams (fig. 2, tav. XXXII) presenta una notevole difformità nella resistenza dei due meccanismi usati per muovere il cursore orizzontalmente e verticalmente. Sebbene i prototipi siano calibrati alla perfezione, è legittimo nutrire qualche dubbio sulla validità di questi strumenti e sul fatto che la matita possa davvero esser mossa liberamente e agevolmente in ogni direzione. Teoricamente sarebbe stato possibile tracciare il disegno del contorno ma, forse, era più pratico e accurato usare strumenti meno sofisticati, come quelli proposti qualche anno prima da Johan Gabriel Dopplemayr (1677-1750), in Neueröfnete matematische Werkschule di Nicolas Bion o da James Watt (1736-1819) e James Lind (1716-1794) in Principles of Perspective di Martin Benjamin, per mezzo dei quali l’immagine veniva ottenuta punto per punto. Per quanto ne sappiamo, non esistono disegni eseguiti con l’ausilio dei due spettacolari meccanismi di Adams che siano pervenuti fino ai giorni nostri, forse perché il prospettografo di Francis Ronald (1788-1873) prima e i diagrafi dei parigini Charles Gavard (1794-1871) e Adrien Gavard poi, si sarebbero rivelati più pratici, leggeri e maneggevoli. D’altra parte, lo strumento da disegno più diffuso all’epoca era la camera oscura e, pochi anni più tardi, intorno al 1806 o forse anche prima, William Hyde Wollaston (1766-1828) avrebbe brevettato la camera lucida, il dispositivo ottico più efficace e popolare prima della scoperta del processo chimico che avrebbe condotto alla fotografia. Fra l’altro, la camera oscura e la camera lucida presentano anche un altro vantaggio significativo rispetto a qualsiasi altro strumento da disegno: consentono la giustapposizione, seppure in modi diversi e secondo principi diversi, dell’oggetto e dell’immagine da tracciare.


Riferimenti Bibliografici

Adams, George. Geometrical and Graphical Essays, Containing a General Description of the Mathematical Instruments Used in Geometry, Civil and Military Surveying, Levelling and Perspective, with many new Practical Problems. London, 1803 (1st edition 1791), pp. 458-460 and Plate XXXII.
Kemp, Martin. The Science of Art. Optical themes in Western Art from Brunelleschi to Seurat. New Haven and London: Yale University Press, 1990, pp. 187-189.
Cabezas, Lino. Las máquinas de dibujar. Entre el mito de la visión objetiva y la ciencia de la representación. In: MOLINA, Juan J. G. (Edit.). Máquinas y Herramientas de Dibujo. Madrid: Ed. Cátedra, 2002, p. 233.



Immagini


Autore della scheda: Pedro Maia

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