Velo

Da Invenzioni.

Nome coniato dall'inventore con riferimento al materiale usato per lo strumento: "un velo sottilissimo".

Indice

Inventore

Leon Battista Alberti (1404-1472)


Periodo Storico

1435


Descrizione

Il velo è il primo strumento prospettico di cui si abbia notizia. Leon Battista Alberti lo descrive in quella parte del De pictura che tratta della “circonscrizione” (II, 31), ossia del disegno, quale parte fondamentale della pittura. Lo strumento, "quale io tra i miei amici soglio appellare intersecazione", è formato da un “velo sottilissimo” teso all’interno di un telaio e solcato da “fili più grossi” che formano una griglia ortogonale: “qual velo pongo tra l'occhio e la cosa veduta, tale che la pirramide visiva penetra per la rarità del velo”. Al di là della funzionalità pratica dello strumento (“a te darà il velo molto aiuto ad imparare a dipingere”), Alberti concepisce il velo, o “intersecazione”, come materializzazione del concetto di intersezione della piramide visiva, un concetto geometrico di primaria importanza posto a fondamento della nuova arte pittorica: “sarà adunque pittura non altro che intersecazione della pirramide visiva” (I, 12). Nella descrizione dello strumento, Alberti sembra anche riconoscere quel limite operativo delle regole geometriche che spingerà i successivi trattatisti ad inventare sempre nuove soluzioni meccaniche: “Non credo io dal pittore si richiegga infinita fatica, ma bene s'aspetti pittura che molto paia rilevata e simigliata a chi ella si ritrae; qual cosa non intendo io sanza aiuto del velo alcuno mai possa”. Nella seconda edizione del suo trattato di prospettiva (Underweisung der Messung, Norimberga 1538), Albrecht Dürer fornisce la prima immagine di questo strumento che rispetto alla descrizione dell’Alberti presenta solo la variante di un visore che fissa la posizione del punto di vista. Non è chiaro se Alberti prevedesse l’uso di un traguardo. L’espressione “posti certi termini, subito ritruovi la vera cuspide della pirramide” farebbe pensare ad un modo di bloccare il punto di vista analogo a quello successivamente descritto da Leonardo (B.N. 2038) che consisteva nel fissare sul velo due palline di cera corrispondenti a due punti ben riconoscibili dell’oggetto da disegnare; la posizione dell’occhio si ritrovava ogni volta che le due palline apparivano sovrapposte ai punti prescelti. Il disegno si eseguiva poi trasferendo su un foglio da disegno, quadrettato come il velo, tutti i punti e le linee che apparivano oltre la griglia di riferimento: “ove in questo paralelo vedrai il fronte, in quello il naso, in un altro le guance, in quel di sotto il mento, e così ogni cosa distinto ne’ suoi luoghi, così tu nella tavola o in parete vedi divisa in simili paraleli, ogni cosa a punto porrai”.


Riferimenti Bibliografici

Alberti, Leon Battista, De pictura (1435), in Opere volgari, a cura di Cecil Grayson, Laterza, Bari 1973, III, pp. 7-107.

Camerota, Filippo, L'architettura curiosa: anamorfosi e meccanismi prospettici per la ricerca dello spazio obliquo, in “Saggi e documenti di storia dell'architettura”, n.11, 1987, pp. 79-111.

Kemp, Martin, The Science of Art. Optical Themes in Wester Art from Brunelelschi to Seurat, Yale University Press, New-Haven-London 1990, trad. it., La scienza dell'arte. Prospettiva e epercezione visiva da Brunelleschi a Seurat, Giunti, Firenze 1994, pp. 191-192.

Friess, Peter, Kunst und Maschine. 500 Jahre Maschinenlinien in Bild und Skulptur, Münich 1993, pp. 47-48, 58-59.

Field, J.V., The Invention of Infinity. Mathematics and Art in the Renaissance, Oxford University Press, Oxford 1997, p.122.



Autore della scheda: Filippo Camerota

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